Familia Mama Antula

María Antonia de San José Paz y Figueroa

Por favor escribí algo más...

Inicio Experiencias Cartas y Escritos Libros y Videos Devoción Institucionales
Filtros
Introducción 1778
1780 - 1784
1785 - 1789
1790 - 1794

Ficha Técnica

  • Fecha: 21/nov/1792
  • De: Mama Antula
  • Para: P. Gaspar Juárez
  • Desde: Buenos Aires
  • Idioma: Italiano

Carta 82 - De Mama Antula para el P. Gaspar Juárez - Buenos Aires - 21/nov/1792

A su regreso de Montevideo Mama Antula le cuenta al Padre Juárez que el virrey y el obispo le dieron autorización para construir la Santa Casa de Ejercicios Espirituales. Y hace referencia a Isidro «El Vasco» Lorea, benefactor de la causa de los jesuitas en Buenos Aires.
Plaza Lorea, aledaña a la Plaza Moreno, frente al Congreso de la Nación. En este terreno de Isidro Lorea -muerto en las Invasiones Inglesas de 1807- se levantó el primer tanque de agua de la ciudad. Foto-Lito. E. Halitzki Tacuari 82, Bs.As. – Wikimedia Commons

Carissimo fratello in Cristo!

Ho ricevuta la vostra lettera di 8 diuglio 1792. Dintorno a quello che mi dite, che bisogna principalmente adesso raccomandare a Dio la Compagnia di Gesù, devo rispondervi che mai tralascio io questa cosa, perché non ho in questo mondo altro maggior pensiero di questo: quest’è il mio massimo affare, e tutta la mia premura. Io non posso non sperare ogni volta più dalla Divina Bontà, che ci abbia di consolare alla fine, facendo la grazia. Per parte mia, bramo ardentemente, ci si conceda quanto prima la grazia del suo totale risorgimento: poiché il suo ritardamento mi fa penare assai, e quasi languire il mio spirito. È vero che ho inteso discorrere in questi giorni, di farvisi la grazia dal nostro Re, che tornate alle vostre case ed in abito di Preti secolari; io però non vi voglio così, se non che colla veste della Compagnia di gesuiti, e nei vostri Collegi. Io vi aspetto assolutamente in questa maniera restituiti e ristabiliti.

In una mia anteriore vi scrissi della mia partenza di Montevideo, e del mio ritorno in questa Città di Buenos Aires, dove arrivai il 23 di luglio del corrente anno: non potrei però allora raggirarvi molte circostanze. La mia partenza di Montevideo fu assai dispiacevole a suoi cittadini, e non meno sensibile anche a me. Volevano quei cittadini, che mi fossi trattenutavi per più tempo, acciocché continuassero anche di più gli Esercizi, ma come fui chiamata da questi Superiori, scrivendomi con gran premura Mons. Vescovo, che fossi venuta quanto prima in questa Capitale, mi toccò ubbidire prontamente. Ma seppero quei cittadini trovare un buon ripiego per farmi ritornare a Montevideo un’altra volta, e mi cavarono la parola, quale spero di empierla col divino ausilio, per andare a metter in esecuzione la loro buona intenzione. Questa loro idea è di fondarvi, e fabbricare in quella Città una Casa perpetuarvi gli Esercizi; e ch’io stia presente lì, e la faccia fabbricare. A questo fine tanto la Cittadinanza, che il Magistrato mi fecero donazione di un quadro quadrato di terreno dentro della suddetta Città, che è un bel sito, la quale donazione benché gratuita, è stata fatta con Scrittura pubblica, obbligandosi loro solennemente di edificare la suddetta Casa tutta a spese loro, dove dopo che fosse terminata, potransi fare gli Esercizi Spirituali per tutto l’anno, senza che sia bisogno prendere altre case in affitto.

Fu anche sensibile per me una partenza così pronta da quella Città, ch’è ancora un buon Porto di mare, dove arrivata ch’erano le navi provenienti dall’Europa, ed anche quelle che di passaggio apportavano la loro Marineria, ed altra gente di equipaggio, volevano fare gli Esercizi, e non si poté consolare tutti quanti, e quel ch’è di più, erano anche venuti molti dal Rio Dardo (a) a bella posta per godere questo tesoro dei Santi Esercizi, e non pochi anche dalla Spagna s’erano trasportati colla notizia, che si facevanvi gli Esercizi, bramosi parimenti loro di farli per il bene che altri avevano sperimentato, e raccontatili; ma nemmeno questi poterono aver la consolazione di farli.

Perciò dunque, benché mi trovo già avanzata in età, sono risoluta col tempo a ritornarvi non solo in forza della mia parola, anche per consolare tutti quanti, che bramano fare i Santi Esercizi.

Bisogna dunque ubbidire alla chiamata di miei Superiori, e restituirmi in questa Capitale di Buenos Aires, dove ero già aspettata col medesimo disegno, che avevo lasciato a Montevideo, cioè che si fabbricasse subito una Casa destinata per soli gli Esercizi Spirituali. Sua Eccellenza il Sig. Viceré e Mons. Vescovo mi hanno data questa incombenza colle più ampie facoltà, acciocché possa io agire con tutta libertà, e tanto il Magistrato secolare, quanto il Capitolo Ecclesiastico mi hanno esibita la loro porzione. Il sito assegnatomi per questa Casa è un altro quadrato perfetto, e vicino alla Parrocchia della Madonna della Concezione, ch’è uno dei luoghi principali di questa Città. Sono già all’ordine tutti i materiali per andarla fabbricando, e terminarla quanto prima. Unitamente a questa Casa e contigua alle camere so anche fabbricare un gran tempio o chiesa pubblica col titolo del Salvatore del mondo, acciocché la Casa degli Esercizi, e la Sua chiesa siano l’asilo e rifugio dei peccatori che vengono a salvare l’anime loro. Il principale motore di questa gran fabbrica è il Sig. Dr. Emmanuele Rodríguez della Vega, Signore il più ricco di questa Città di beni temporali, e spirituali, e ben noto a tutti per la sua virtù. Lui m’impronta tutto il bisognevole per questa fabbrica, e mi dice, ch’io non passi pena per mancanza di denaro, che lui somministrerà quanto sia necessario, e che basta ch’io li chieda. Siccome è un uomo avanzato in età, ed io ancora ne sono vecchia, ci raccomandiamo al Signore, acciocché la Sua Divina Maestà ci faccia la grazia di conservarci la vita per poter vedere terminata questa Casa di Esercizi.

Ce n’è un altro Signore, come soprastante di questa pia opera, ed è il Sig. Isidro Lorea, già benefattore degli esercizi. Per tutti due questi Signori bramerei che procurasti ottenere dal S. Padre alcune Indulgenze plenarie personali, che le gradiranno, e sarà questo un segno della nostra premura per il loro maggior bene spirituale.

Vi prego ancora di dire a tutti nostri fratelli, che non si scordino di me nelle loro orazioni e sacrifici, come non mi scordo io di loro nelle mie preghiere a Dio.

Mi dico con tutto il cuore una Serva e Sorella in Cristo.

Maria Antonia di S. Giuseppe.

Traducción al castellano

Plaza Lorea, aledaña a la Plaza Moreno, frente al Congreso de la Nación. En este terreno de Isidro Lorea -muerto en las Invasiones Inglesas de 1807- se levantó el primer tanque de agua de la ciudad. Foto-Lito. E. Halitzki Tacuari 82, Bs.As. – Wikimedia Commons

¡Carísimo hermano en Cristo!

He recibido vuestra carta del 8 de julio de 1792. Respecto de lo que me decís, que es necesario principalmente ahora recomendar a Dios la Compañía de Jesús, debo responderos que yo nunca descuido esta cosa, porque no tengo en este mundo otro pensamiento mayor que este: este es mi máximo asunto, y toda mi preocupación. No puedo dejar de esperar cada vez más de la Divina Bondad, que al final quiera consolarnos, concediéndonos la gracia. Por mi parte, deseo ardientemente que se nos conceda cuanto antes la gracia de su total resurgimiento: porque su tardanza me hace sufrir mucho, y casi languidecer mi espíritu. Es verdad que he escuchado decir en estos días que se quiere conceder la gracia de parte de nuestro Rey, que volváis a vuestras casas y con hábito de sacerdotes seculares; pero yo no os quiero así, sino con el hábito de la Compañía de Jesús, y en vuestros Colegios. Os espero absolutamente restituidos y restablecidos de esta manera.

En una carta anterior os escribí sobre mi partida de Montevideo y mi regreso a esta Ciudad de Buenos Aires, donde llegué el 23 de julio del presente año; pero entonces no pude detallaros muchas circunstancias. Mi partida de Montevideo fue muy penosa para sus ciudadanos, y no menos sensible para mí. Aquellos ciudadanos querían que me quedara allí por más tiempo, para que continuaran aún más los Ejercicios, pero como fui llamada por estos Superiores, escribiéndome con gran premura el Señor Obispo, para que viniera cuanto antes a esta Capital, me tocó obedecer prontamente. Pero aquellos ciudadanos supieron encontrar un buen recurso para hacerme regresar a Montevideo otra vez, y me hicieron darles la palabra, la cual espero cumplir con el auxilio divino, para ir a poner en ejecución su buena intención. Su idea es fundar y construir en aquella ciudad una Casa para hacer perpetuos los Ejercicios; y que yo esté allí presente, y la haga construir. Con este fin tanto la Ciudadanía como el Magistrado me hicieron donación de un terreno cuadrado dentro de la dicha ciudad, que es un hermoso sitio; donación que, aunque gratuita, fue hecha con Escritura pública, obligándose solemnemente a edificar la dicha Casa a sus expensas, donde, una vez terminada, podrán hacerse los Ejercicios Espirituales durante todo el año, sin necesidad de alquilar otras casas.

También fue sensible para mí una partida tan pronta de aquella ciudad, que es además un buen puerto de mar, donde al llegar los barcos provenientes de Europa, y también aquellos que de paso traían su marinería y otra gente de la tripulación, querían hacer los Ejercicios, y no se pudo consolar a todos; y lo que es más, habían venido también muchos del Río Dardo (a propósito) para gozar de este tesoro de los Santos Ejercicios, y no pocos también desde España se habían trasladado con la noticia de que allí se hacían los Ejercicios, deseosos igualmente de realizarlos por el bien que otros habían experimentado y contado; pero tampoco estos pudieron tener la consolación de hacerlos.

Por eso, aunque ya me encuentro avanzada en edad, estoy resuelta a volver allí con el tiempo, no solo por mi palabra, sino también para consolar a todos los que desean hacer los Santos Ejercicios.

Es necesario entonces obedecer el llamado de mis Superiores, y retornar a esta Capital de Buenos Aires, donde ya se me esperaba con el mismo proyecto que había dejado en Montevideo, es decir, que se construyera pronto una Casa destinada únicamente para los Ejercicios Espirituales. Su Excelencia el Señor Virrey y el Señor Obispo me han dado esta tarea con las más amplias facultades, para que pueda yo actuar con plena libertad, y tanto el Magistrado secular como el Cabildo Eclesiástico me han ofrecido su colaboración. El sitio asignado para esta Casa es otro cuadrado perfecto, y cercano a la Parroquia de la Virgen de la Concepción, que es uno de los lugares principales de esta ciudad. Ya están preparados todos los materiales para construirla y terminarla cuanto antes. Junto a esta Casa y contigua a las habitaciones, estoy también construyendo un gran templo o iglesia pública con el título del Salvador del Mundo, para que la Casa de los Ejercicios y su iglesia sean el asilo y refugio de los pecadores que vienen a salvar sus almas. El principal impulsor de esta gran obra es el Señor Doctor Manuel Rodríguez de la Vega, el hombre más rico de esta ciudad en bienes temporales y espirituales, y bien conocido por todos por su virtud. Él me proporciona todo lo necesario para esta construcción, y me dice que no tenga pena por falta de dinero, que él proveerá cuanto sea necesario, y que basta con que se lo pida. Como él es un hombre avanzado en edad, y yo también ya soy vieja, nos encomendamos al Señor, para que su Divina Majestad nos haga la gracia de conservarnos la vida para poder ver terminada esta Casa de Ejercicios.

Hay otro Señor encargado de esta obra piadosa, y es el Señor Isidro Lorea, ya benefactor de los Ejercicios. Por ambos Señores desearía que procuraseis obtener del Santo Padre algunas Indulgencias plenarias personales, que las agradecerán, y será esto un signo de nuestro empeño por su mayor bien espiritual.

Os ruego también que digáis a todos nuestros hermanos que no se olviden de mí en sus oraciones y sacrificios, como yo no me olvido de ellos en mis plegarias a Dios.

Me declaro de todo corazón,

una Sierva y Hermana en Cristo.

María Antonia de San José.

Cf. ARSI 183 (en italiano). Buenos Aires, 21 novembre 1792.